E noi che pensavamo fossero solo americanate… Adesso anche gli italiani sono stregati dal fascino dei tornado, e da quel fenomeno (per molti demenziale) del turismo meteo, inseguendo eventi estremi. Dal 19 al 30 maggio, nella Tornado Alley – la zona in cui si forma i 90 per cento dei tornado americani – si svolgerà il Tornado Tour, con la partecipazione – sponsorizzata da 3Bmeteo – di due meteorologi e due stormchaser. Sì, esatto: quei tizi che inseguono i tornado a bordo di furgoni o auto rinforzate ed equipaggiate di tutto punto. Ecco il promo dell’iniziativa made in Italy, quasi un reality a uso e consumo non della tivù, ma dei social media:
Baby, you can drive my car…
La passione per il meteo estremo è nota in America da anni e ha i suoi profeti. Come Reed Timmer, un team di meteorologi estremi che gira su macchine (…) come questa: I nostri quattro dell’avemaria – questo è uno di loro, il più noto – sembrano protagonisti di un reality un po’ arruffone e molto televisivo. Scopi scientifici? macché, l’obiettivo è “provare il brivido dell’avventura“. Turismo estremo, insomma.
“La caccia si svolgerà nelle sconfinate pianure americane, dal Texas al Nord Dakota e dal New Mexico fino al Tennesse – spiega il capo-spedizione Paolo Corazzon – macineremo chilometri e chilometri nella Tornado Alley, attraversando lande desolate e ventose. Il nostro team avrà a disposizione le strumentazioni più all’avanguardia nel campo dello stormchasing: software per il tracking delle celle temporalesche, sistemi di caccia satellitare, radar doppler”. Sentitelo qui:
Incidenti di percorso…
Ovviamente, più ti avvicini più rischi. Come Tim Samaras, morto in Oklahoma la scorsa estate. Stormchaser, ma anche fotografo pagato da NatGeo per le sue ricerche. Anche i film-maker, a volte, se la vedono brutta. E c’è chi, come Gabriele Formentivi, scrive un’autobiografia con capitoli del tipo “Il Kansas non tradisce mai” o “L’astronave aliena”. “L’obiettivo è tornare sani e salvi”, dice uno dei quattro. Il catastrofismo cinematografico, che tanti danni aveva fatto in passato, sembra rinato grazie anche alla passione per il meteo estremo: così, l’otto agosto uscirà in America “Into the Storm”, e il trailer può bastare a farvi capire di cosa stiamo parlando:
“Li conosco di sponda, perché è una tradizione essenzialmente americana”, dice degli Stormchaser Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica Italiana, che per il National Geographic edizione italiana ha curato la revisione scientifica dell’articolo in cui si riferiva della morte di Tim Samaras: “Ecco, lui era animato da interesse, passione e curiosità scientifica. Che sono poi le caratteristiche di qualsiasi esploratore, dai deserti alle calotte polari. Lui faceva le sue ricerche con un supporto scientifico notevole e in contatto con svariati enti eteorologici”.
Ma ficcarsi dentro un tornado aiuta davvero la scienza? Mercalli risponde così: “I cacciatori di tornado non sono realmente indispensabili, questi fenomeni si possono studiare bene anche a distanza. Diciamo che, comunque, alla fine tutto serve. Magari, quando sei lì riesci a cogliere un dettaglio che era sfuggito, una foto che dice qualcosa di nuovo”…
E il turismo del meteo estremo? Mercalli non se la sente di stroncarlo tout-court: “E’ un turismo senza risultati pratici, ma se a uno piace, che lo faccia. Certo, la rischi. Ma non è come un alpinista che rischia di rimanere sotto una valanga, alla fine? Certo, uno può dire: potevi startene a casa, sul divano. Ma ripeto, non ci vedo una morale”.
Per saperne di più:
Tornado Tour, il sito ufficiale
Reed Timmer, i meteorologi estremi
Nel cuore di un tornado
Fotografare i fulmini